Ricerca

robertomatatia

Mese

gennaio 2018

Perdere la Memoria…..


In questi giorni è incominciato quel tour de force coincidente con la Giornata della Memoria, tanto che sarebbe più realistico parlare di Mese della Memoria. Molti sono coloro che criticano questa ricorrenza, temendo che questa si trasformi in una data commemorativa, soprattutto davanti a studenti svogliati e annoiati. Quello che io ho potuto riscontrare, grazie ad anni di incontri e di lezioni, è che questa, nella grande maggioranza dei casi,  non è una giornata fine a sè stessa, e nemmeno una giornata di partenza per affrontare tematiche così delicate; essa è un punto d’arrivo di uno studio, o di un ragionamento durato mesi.

Dalla memoria storica, comunque sia, non si può prescindere, essa è alla base di ogni sentimento di libertà e di crescita sociale. Ricordate le pile di libri arsi dai nazisti?Oppure, in tempi più vicini a noi,la distruzione delle statue del Budda in Afghanistan o gli scempi dei terroristi dell’Isis in Iraq?Memoria e conoscenza, sono “sapere”; senza memoria, senza conoscenza viene meno il potere e il diritto di scegliere, di decidere. Si è sudditi, invece che cittadini. Ecco perché, senza eccezione, ogni dittatore di qualunque colore, di qualunque epoca, di ogni latitudine, ha cura di operare una sistematica distruzione della memoria; cancella e manipola il passato. L’inquisizione brucia libri e biblioteche, mette il “sapere” non gradito all’Indice; il nazismo brucia i libri; lo stalinismo e il maoismo li riscrivono, e con grande cura manipolano le fotografie mano a mano che gli avversari politici vengono eliminati, in modo che se ne smarrisca il ricordo. Insomma: la memoria è legata a doppio filo con i valori di libertà e democrazia.La perdita di memoria genera poi i mostri dell’intolleranza e del fanatismo. Lo vediamo un po’ ogni giorno. In Germania e in Francia si affermano movimenti e partiti xenofobi e che non si vergognano di definirsi eredi del fascismo e del nazismo; c’è poi quello che accade in Regno Unito, con l’uscita dall’Unione Europea. Negli Stati Uniti rialzano la testa Ku klux klan e cosiddetti, sedicenti “primatisti”. Anche l’Italia vuole partecipare: così gareggiano fenomeni come la Lega da una parte, il Movimento 5 Stelle dall’altra, e poi Fratelli d’Italia, Forza Nuova, Casa Pound; anche in Italia c’è la buona quota di negazionisti, che senza pudore sostengono non essere mai esistiti i campi di concentramento e le camere a gas. Sono tanti sintomi di un male temo assai più diffuso di quanto si creda; certamente sono il raccolto di una semina fatta di paura sapientemente coltivata, di timore del diverso che automaticamente additato come perverso; e via dicendo.

Concludo facendo un cenno a quei c.d. nostalgici che fanno marce simil fasciste , inquadrati in battaglioni, col braccio teso e inneggiando al duce; anche a coloro che persistono nel voler dare ai “ragazzi di Salò” pari dignità dei partigiani e dei Martiri della Resistenza. Bastano poche parole per riaffermare il mio pensiero, e sono quelle che Vittorio Foà rivolse a Carlo Mazzantini, ex repubblichino, autore del libro “L’ultimo repubblichino-sessant’anni son passati”Abbiamo vinto noi, i democratici; e tu ora ne puoi parlare con me; se vincevi tu, io sarei finito in un lager e probabilmente in un forno”. Non è differenza di poco conto.

 

 

 

 

La pietra sbagliata


Oggi, a Faenza, si è compiuto, da parte dell’Amministrazione della Città, un gesto nobile: la posa di una pietra di inciampo, in memoria di una donna deportata ad Auschwitz, casualmente, nello stesso convoglio che deportò parte della mia famiglia. Amalia Fleischer ( n.1885) era una ebrea originariamente austriaca e, successivamente italiana. Per motivazioni che non sta a me sindacare,  nel 1920 decise di convertirsi al Cattolicesimo.Lavorò dapprima in Vaticano, e, in seguito, per una serie di casi della vita, a Faenza, nel Monastero di Santa Chiara.Venne catturata da poliziotti italiani , incarcerata dapprima a Ravenna , poi a Milano e, infine, Auschwitz. Il decreto Buffarini Guidi, del 30 Novembre 1945, che diede il via ai rastrellamenti e alle deportazioni, toccò anche lei, in quando non veniva tenuta in alcun conto la conversione di un soggetto ebreo di nascita e, in seguito convertito. Amalia è stata ricordata, nella mia città, un’altra volta, con la dedica ad un Lungofiume.Oggi con la posa della pietra di inciampo, dedicata all’ebrea Amalia Fleischer.

Ciò che mi crea dubbi non è tanto il gesto del Comune e la gioia delle Suore del Convento, simpatiche religiose anziane cariche di entusiasmo e di sincero affetto verso noi ebrei , ma è la definizione ebrea associata alla povera Amalia. Ovvio che il suo martirio ha pari dignità di quello di un qualsiasi altro deportato, ma, la nostra Amalia, si poteva definire ebrea? Di sicuro non per la religione ebraica, in quanto, nel momento della conversione ad un’altra fede religiosa, un ebreo non è più considerato tale, perde cioè il diritto di  appartenenza al popolo ebraico. Ecco, questo è il punto! Questa è la prova che le regole dei razzisti sono assurde: un tale potrebbe rinunciare alla propria razza per abbracciarne un’altra?  Comprendiamo,allora, che il concetto di razza è estremamente diverso. Qualora esistessero veramente le razze, naturalmente uno da cinese non potrebbe diventare indoeuropeo o africano. Quindi è vero l’assunto che esistono i razzisti, non le razze! Pertanto dire che la convertita Amalia Fleischer sia stata deportata perchè ebrea è un errore, certamente inconsapevole, del Comune di Faenza. Bisognerebbe dire che la nostra povera amica è stata deportata e assassinata perchè vittima di leggi criminali che definivano ebreo anche chi tale non lo era più.

I nipotini di Mussolini crescono


Da qualche tempo, l’Europa osserva in modo tiepido l’aumentare arrogante e costante delle manifestazioni provocatorie e violente dell’estremismo di destra: Forza Nuova, Casa Pound e altri movimenti minori dimostrano che,  non solo in Italia, il fascismo e il nazismo non sono stati cancellati e che hanno conquistato forti simpatie in quelle fasce di popolazione che, tempo addietro, trovavano sostegno e fiducia nei partiti della sinistra, i quali non sono stati in grado di cogliere il profondo stato di prostazione e di disagio di larghissime fasce della società. I partiti tradizionali e i nuovi populismi non danno risposte convincenti. Per questo le persone decidono di affidarsi a portatori di ipotesi più radicali, e, così, ecco che il neofascismo torna alla ribalta. Blandiscono le fasce più deboli della popolazione, purchè sia rigorosamente italiana, con iniziative di forte impatto, quali il mutuo sociale, o la prassi delle occupazioni delle case sfitte per darle in uso a canoni bassissimi a famiglie rigorosamente autoctone. Una forma di cattura del consenso, molto simile, come concetto, al voto di scambio. Nonostante sia evidente che la grave situazione economica influenzi negativamente la condizione di vita di molti nostri connazionali, i partiti politici non riescono o non vogliono dare risposte convincenti. Inoltre, la crescente ondata migratoria di massa fa sì che in molti cresca la sensazione di timore per la minaccia per due aspetti cruciali del loro patrimonio culturale: il loro livello e il loro modo di vita a causa del contatto forzato con estranei, sempre più numerosi. Ecco l’humus per la crescita di questo cancro sociale. Sono molti coloro i quali sostengono che, in realtà, si tratta di quattro gatti non in grado di costituire alcun pericolo. In tal modo, non si comprende come, queste novelle camicie nere siano, in realtà, piccole tessere di un mosaico di un puzzle di enormi dimensioni e di estensione globale…sì, globale. Infatti, questo nuovo protagonismo ha un’estensione non solo italiana, bensì europea, con sprazzi di presenze in altri parti del mondo. E’ uno dei frutti avvelenati della globalizzazione.

Crea un sito o un blog gratuito su WordPress.com.

Su ↑