In questi giorni è incominciato quel tour de force coincidente con la Giornata della Memoria, tanto che sarebbe più realistico parlare di Mese della Memoria. Molti sono coloro che criticano questa ricorrenza, temendo che questa si trasformi in una data commemorativa, soprattutto davanti a studenti svogliati e annoiati. Quello che io ho potuto riscontrare, grazie ad anni di incontri e di lezioni, è che questa, nella grande maggioranza dei casi, non è una giornata fine a sè stessa, e nemmeno una giornata di partenza per affrontare tematiche così delicate; essa è un punto d’arrivo di uno studio, o di un ragionamento durato mesi.
Dalla memoria storica, comunque sia, non si può prescindere, essa è alla base di ogni sentimento di libertà e di crescita sociale. Ricordate le pile di libri arsi dai nazisti?Oppure, in tempi più vicini a noi,la distruzione delle statue del Budda in Afghanistan o gli scempi dei terroristi dell’Isis in Iraq?Memoria e conoscenza, sono “sapere”; senza memoria, senza conoscenza viene meno il potere e il diritto di scegliere, di decidere. Si è sudditi, invece che cittadini. Ecco perché, senza eccezione, ogni dittatore di qualunque colore, di qualunque epoca, di ogni latitudine, ha cura di operare una sistematica distruzione della memoria; cancella e manipola il passato. L’inquisizione brucia libri e biblioteche, mette il “sapere” non gradito all’Indice; il nazismo brucia i libri; lo stalinismo e il maoismo li riscrivono, e con grande cura manipolano le fotografie mano a mano che gli avversari politici vengono eliminati, in modo che se ne smarrisca il ricordo. Insomma: la memoria è legata a doppio filo con i valori di libertà e democrazia.La perdita di memoria genera poi i mostri dell’intolleranza e del fanatismo. Lo vediamo un po’ ogni giorno. In Germania e in Francia si affermano movimenti e partiti xenofobi e che non si vergognano di definirsi eredi del fascismo e del nazismo; c’è poi quello che accade in Regno Unito, con l’uscita dall’Unione Europea. Negli Stati Uniti rialzano la testa Ku klux klan e cosiddetti, sedicenti “primatisti”. Anche l’Italia vuole partecipare: così gareggiano fenomeni come la Lega da una parte, il Movimento 5 Stelle dall’altra, e poi Fratelli d’Italia, Forza Nuova, Casa Pound; anche in Italia c’è la buona quota di negazionisti, che senza pudore sostengono non essere mai esistiti i campi di concentramento e le camere a gas. Sono tanti sintomi di un male temo assai più diffuso di quanto si creda; certamente sono il raccolto di una semina fatta di paura sapientemente coltivata, di timore del diverso che automaticamente additato come perverso; e via dicendo.
Concludo facendo un cenno a quei c.d. nostalgici che fanno marce simil fasciste , inquadrati in battaglioni, col braccio teso e inneggiando al duce; anche a coloro che persistono nel voler dare ai “ragazzi di Salò” pari dignità dei partigiani e dei Martiri della Resistenza. Bastano poche parole per riaffermare il mio pensiero, e sono quelle che Vittorio Foà rivolse a Carlo Mazzantini, ex repubblichino, autore del libro “L’ultimo repubblichino-sessant’anni son passati”Abbiamo vinto noi, i democratici; e tu ora ne puoi parlare con me; se vincevi tu, io sarei finito in un lager e probabilmente in un forno”. Non è differenza di poco conto.